Non si chiameranno più OGM ma BE, gli organismi geneticamente modificati in USA. E le novità non finisco qui.
C i sarà tempo fino al 2 luglio del 2018 per la consultazione pubblica negli Stati Uniti con il Dipartimento di Agricoltura USA sulla questione inerente l’etichettatura dei prodotti OGM e derivati (Organismi Geneticamente Modificati).Questo provvedimento fa molto discutere perché, se si confermeranno negli attuali contenuti, chi vorrà garantire il consumatore sull’assenza di prodotti Geneticamente Modificati, dovrà ricorrere a certificazioni di terze parti. L’etichettatura legale non sarebbe sufficiente a capire quando e se ci sono OGM negli ingredienti degli alimenti.
Le linee guida sono previste dalla legge federale sull’etichettatura approvata nel 2016 durante la presidenza Obama e le nuove disposizioni dovrebbero entrare in vigore nel 2020.
Queste le linee guida hanno fatto discutere molti i giornali americani e le riviste specializzate del settore in tutto il mondo, a partire dalla denominazione degli ingredienti geneticamente modificati, che non verrebbero più chiamati OGM ed inoltre non conterrebbero l’espressione “geneticamente modificato”.
E già. Perché questa espressione, secondo il governo americano, avrebbe eccessivamente e negativamente segnato i prodotti modificati genericamente, dando loro una sfumatura tenebrosa che allontanerebbe i consumatori.
Questi ingredienti sarebbero invece chiamati “bioenginereed” e sarebbero contrassegnati con il marchio “BE”.
Il Dipartimento dell’Agricoltura ha proposto diverse ipotesi di marchi, di cui molti caratterizzati da un sole che ride. Insomma un modo per “farceli digerire” più volentieri, a discapito della percezione ad oggi avvertita dai consumatori.
Un altro aspetto importante è, inoltre, la metodica con cui saranno identificati gli OGM.
L’identificazione dei prodotti alimentari contenenti ingredienti provenienti da Organismi Geneticamente Modificati, non verrebbe applicata a tutti gli alimenti che sono stati prodotti con ingredienti OGM, ma solo a quelli in cui gli OGM sono rilevabili.
Si apre così il principio che se non si vede, non c’è.
Ciò potrebbe ridurre significativamente il numero di prodotti, perché ne sarebbero esentati, tutti quelli in cui, per la loro caratteristica di lavorazione, la catena di DNA è stata degradata e non è quindi riconoscibile.
Ad esempio, gli alimenti altamente raffinati, come gli zuccheri e gli olii ottenuti da barbabietole e mais geneticamente modificati saranno esentati dall’etichetta BE (bioenginereed)
Inoltre sarebbero esentati dall’etichettatura anche gli alimenti in cui l’ingrediente primario è carne non OGM, come ad esempio un hamburger, anche se contiene altri ingredienti geneticamente modificati, come le salse, o il condimento.
Se verranno riconfermate le attuali linee guida sarà impossibile, in alcuni casi, distinguere i prodotti OGM da quelli privi di OGM.
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